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Economia digitale

Lavoro, il 63% della Gen Z italiana guarda allo smart working

Perplessità sul tema della formazione scolastica: 1 giovane italiano su 2 afferma che la scuola (sotto i 16 anni) non li abbia preparati adeguatamente con le competenze tecnologiche necessarie per intraprendere la carriera desiderata

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Smart-working (© Depositphotos)

Smart working come condizione necessaria per scegliere l’azienda di cui far parte e perplessità sulla formazione digitale impartita a scuola. Questi gli elementi più significativi espressi dalla Generazione Z italiana quando interrogati sui temi di lavoro e competenze.

Si tratta di un quadro che emerge dallo studio “Future-Proof” condotto da Dell Technologies – in collaborazione con la società di ricerche Savanta ComRes – su un campione rappresentativo di adulti nella fascia d’età 18-26 in 15 Paesi del mondo e focalizzato sulle strategie di ripresa sociale ed economica.

La possibilità di lavorare in modo flessibile e da remoto è un aspetto molto importante per la Generazione Z. Il 63% del panel cita addirittura lo smart working come un elemento condizionante della scelta del posto di lavoro. Il tutto in uno scenario in cui – secondo il recente Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano – nel 2022 sono stati circa 3,6 milioni i lavoratori da remoto, con un calo di quasi 500 mila rispetto al 2021.

Il tema, poi, delle competenze digitali diventa di particolare rilevanza, man mano che avanza la trasformazione digitale del Paese e delle imprese. Entra in gioco la scuola italiana che – a detta della Gen Z – pecca dal punto di vista della preparazione su tematiche digitali e tecnologiche.

Il 50% degli intervistati non sente di aver ricevuto – lungo il proprio percorso di studi che va dai 6 ai 16 anni – un’adeguata preparazione dal punto di vista delle competenze tecnologiche, funzionali al raggiungimento dei propri obiettivi di carriera.

Sempre 1 giovane su 2 della Gen Z in Italia dichiara di aver appreso a scuola solo competenze informatiche di base, mentre circa il 14% ritiene di non aver ricevuto alcuna istruzione in ambito tecnologico e digitale.

Per colmare il divario nell’ambito delle competenze digitali, il 40% degli italiani intervistati suggerisce di rendere i corsi di tecnologia più interessanti e disponibili trasversalmente a tutti i livelli dell’istruzione. Il 27% suggerisce che l’obbligatorietà dei corsi di tecnologia fino a 16 anni incoraggerebbe i giovani a intraprendere carriere più orientate alle tematiche digitali.

“Non stupiscono i dati di questo studio e le aziende di qualsiasi dimensione e settore ne devono tenere conto, visto che la Gen Z è quella che caratterizzerà – e condizionerà –il mondo del lavoro nei prossimi anni”, ha dichiarato Filippo Ligresti, vp & gm di Dell Technologies Italia.

“Nel prossimo futuro – contraddistinto da una modalità ibrida di lavoro tra remoto e in presenza –  sarà fondamentale basare la cultura aziendale sul concetto di trust. Il ruolo dei business leader dovrà necessariamente evolversi, non limitandosi solo alla supervisione dei profitti e delle perdite, ma diventando veri e proprio motivatori, attenti custodi della salute, della sicurezza e del benessere dei propri collaboratori. Uno scenario che i leader d’azienda potranno raggiungere facendo leva sulla tecnologia e sui dati per creare politiche di lavoro premianti sia per la competitività dell’impresa sia per la lealtà e la produttività dei dipendenti”.

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