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Il digital lending italiano emerge e va più veloce di quello mondiale

Le piattaforme che prestano alle Pmi domestiche hanno erogato 4,5 miliardi nel 2022 (752 milioni fanno capo a clienti di Opyn). Ed è dunque il momento per spingere sull’integrazione con le banche (a vantaggio anche di queste ultime)

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(© Depositphotos)

Il digital lending italiano non è mai stato così in salute. In un anno complesso per il fintech globale qual è stato il 2022, le piattaforme domestiche che si occupano di prestiti alle Pmi sono cresciute come non mai nella loro breve storia. Spinte dai lockdown a diventare più digitali, le imprese sono state forzate a fare un passo in avanti verso il futuro.

I numeri del fintech lending italiano nel 2022

I numeri dell’analisi di Italia Fintech non mentono: nel solo 2022 sono stati erogati oltre 4,5 miliardi di euro a circa 10mila Pmi italiane; un salto enorme se si pensa che nel 2019 i prestiti erano ammontati a 373 milioni di euro. Poi nei tre anni successivi la crescita annua è stata dell’86,5%, con il totale erogato dal fintech lending arrivato nel complesso a 9,9 miliardi. Le imprese finanziate sono oltre 28mila per un importo medio unitario di 400mila euro. Un dato che inizia a diventare significativo e che però indica che lo spazio di crescita è ancora grande se si considera che il complesso dei prestiti bancari alle imprese ammonta a 660 miliardi di euro.

Opyn ha contribuito, attraverso i clienti che utilizzano la piattaforma, al dato complessivo di 4,5 miliardi di erogato italiano del 2022, con 752 milioni di euro. Tra il 2021 e 2022 il numero di richieste di credito pervenute alla piattaforma sono più che raddoppiate, da 7.230 a oltre 16mila. Le imprese finanziate sono state 2.395 (dalle 1275 del 2021). L’erogato è stato distribuito su aziende operanti principalmente in questi settori: manifatturiero (25%), vendita all’ingrosso (17,4%), retail (16%) e costruzioni (15%), e in particolare nelle regioni Lombardia (19,6%), Campania (18,4%), Lazio (13,7%) e Sicilia (9,8%). Il finanziamento medio dell’anno passato è stato di 313.000 euro.

Si tratta di numeri interessanti anche nel confronto con il mercato globale: una ricerca di Acumen rivela, per esempio, che la dimensione del mercato del lending è complessivamente di 82,3 miliardi di dollari, di cui il 20% fa capo a business lending. Quindi parliamo di poco meno di 17 miliardi di dollari, il che indica il peso relativo dell’Italia nel contesto internazionale. E non solo: l’analisi stima una dimensione mondiale di 804,2 miliardi nel 2030 e dunque un tasso di crescita annuo del 29,1%.

Un sistema consolidato che può fornire nuovi asset alla finanza tradizionale

I numeri ci raccontano di un ruolo della finanza digitale sempre più centrale nelle strategie delle Pmi. Un mercato consolidato su cui le istituzioni finanziarie possono atterrare se si integrano con le fintech. Le collaborazioni esistono già e sono sempre più numerose. Un esempio pionieristico è l’accordo di Opyn con Banca Valsabbina che sfrutta la tecnologia della fintech per erogare finanziamenti alle Pmi del territorio in modalità software as a service. Con la tecnologia di Opyn la banca effettua la valutazione del merito creditizio delle Pmi e le successive fasi di erogazione, gestione e monitoraggio del credito, nonché della connessa garanzia.

La tecnologia di Opyn si basa su sistemi di AI e machine learning che permettono di fare valutazioni sicure, individuando le richieste di credito più rischiose. E questo è possibile grazie all’analisi granulare e automatizzata di una enorme mole di dati, di cui quelli di bilancio rappresentano solo la punta dell’iceberg. Fonti alternative di dati, come il flusso dei pagamenti verso creditori e fornitori, presenza web e sui social e un ultimo step basato sull’incontro face to face con l’imprenditore consentono di valutare la solvibilità ma anche la sostenibilità ambientale e sociale di ogni business. In questo modo è possibile fornire credito anche a imprese che normalmente vengono scartate dal sistema finanziario tradizionale – per dimensione o collocazione geografica, parametri in base a cui viene loro assegnato un indice di rischiosità maggiore e si impone alle banche di accantonare maggior capitale prudenziale.

I vantaggi di un’integrazione profonda con il fintech per la finanza tradizionale

Se l’era della collaborazione è iniziata, ora è il momento di spingere l’acceleratore su un’integrazione più profonda. Un contesto in cui le piattaforme del digital lending diventino abilitatori tecnologici.

I vantaggi dell’integrazione con il fintech per le banche sono diversi:

  • le tecnologie offerte dalle piattaforme non richiedono generalmente alcun effort per l’installazione: nel caso di Opyn, si tratta di un software totalmente modulabile e plug-in che non richiede alcun intervento sull’architettura tech dell’istituzione finanziaria;
  • la UX e UI (l’esperienza dell’utente) che si ottiene attraverso questa integrazione è curata e aggiornata; inoltre può essere personalizzata con la visual identity della banca cliente, in modo che l’impresa che fruisce del servizio non si senta catapultata in un ambiente diverso ed estraneo;
  • le fintech offrono alle istituzioni finanziarie tradizionali un approccio caratterizzato da innovazione continua e veloce di prodotti e servizi;
  • infine, è possibile migliorare l’efficienza economica: con la tecnologia si abbattono i costi dell’operatività che la banca normalmente deve svolgere per eseguire un processo di credito.
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