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Economia digitale

Supply chain commerce: un’occasione per il consumismo di trovare un’anima green

La differenza tra il mercato del retail di oggi e quello di ieri è che la scelta è esponenzialmente più ampia e i possibili elementi critici sono sempre più numerosi

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Supply chain commerce
Supply chain green

Stiamo vivendo un cambiamento epocale: oggi, i consumatori hanno il potere di rivoluzionare i mercati globali e di stravolgere i tradizionali modelli di domanda e offerta attraverso le loro aspettative. Prima la pandemia e, più recentemente il conflitto in Ucraina, hanno messo in luce la fragilità di molte supply chain, non ultima la difficoltà di percepire e adattarsi dinamicamente ai rapidi cambiamenti della domanda, alle nuove preferenze dei consumatori, alla forza lavoro e ai requisiti logistici e di storage.

Il conseguente disordine economico e logistico ha costretto molti retailer ad accelerare la trasformazione dei punti vendita fisici, dell’esperienza digitale, del fulfillment e dei servizi; con l’intento di attirare i consumatori, incrementare la produttività del personale e aumentare la redditività, cercando di conciliare anche la tutela dell’ambiente, che sta diventando sempre più fondamentale. Nonostante questi continui cambiamenti, il modo in cui si generano i ricavi rimane praticamente lo stesso di sempre: assicurare la disponibilità degli articoli negli store, la rapida evasione degli ordini online e la soddisfazione dei consumatori.

La differenza tra il mercato del retail di oggi e quello di ieri è che la scelta è esponenzialmente più ampia (di prodotti, modalità di acquisto, opzioni di fulfillment, metodi di consegna, soluzioni di pagamento e molto altro) e i possibili elementi critici sono sempre più numerosi. I clienti hanno sempre più il controllo del processo d’acquisto, il che rende molto più complicato per i brand che li assistono soddisfare le loro esigenze.

In aggiunta, molti brand stanno ancora affrontando le conseguenze causate dalla pandemia (che includono gravi carenze di personale nei magazzini, nei punti di carico e nei depositi dei truck, oltre che negli store), e ciò rende ancora più complesso prevedere il futuro dell’economia globale, già coinvolto dal conflitto in Ucraina.

C’è però anche un altro cambiamento, più marginale e passivo, che ha acquisito importanza negli ultimi due anni e che forse sta sconvolgendo i brand più di ogni altra cosa: l’interesse che i consumatori (guidati principalmente dalla GenZ) attribuiscono alla trasparenza in materia di sostenibilità e tematiche green. La combinazione fra questo trend e le sfide da affrontare sta creando il contesto perfetto per quello che Manhattan Associates, azienda tech che opera nel settore della supply chain e nel commercio omnicanale, definisce come “supply chain commerce”.

Il supply chain commerce è una tipologia di mercato emergente, che si occupa di unificare e di trovare un nuovo modo per far incontrare domanda e offerta, e di spostare i beni da un punto A a un punto B. Fondamentalmente, significa riprogettare le supply chain fisiche e digitali per connetterle e allinearle alle aspettative dei consumatori e della società, al fine di ottenere un servizio più affidabile.

In termini di domanda, negli ultimi due anni un gran numero di utenti ha acquisito una maggiore consapevolezza digitale, effettuando acquisti negli store fisici e online, tramite app mobile, social media e persino pop-up store. Le persone si aspettano che i brand conoscano i loro gusti (e le loro preferenze), li soddisfino in breve tempo e facilitino loro acquisti come, quando e dove vogliono. Inoltre, i consumatori chiedono sempre più spesso di avere visibilità sui processi aziendali adottate dai brand, come le iniziative per la sostenibilità, aspettandosi spesso di vedere prove concrete dell’impatto ambientale legato ai loro acquisti.

Se si considera che la supply chain di molti brand risale a un periodo precedente all’omnichannel, molti gestiscono ancora l’e-commerce e i punti vendita fisici in modo indipendente l’uno dall’altro. Questi sistemi, non sufficientemente agili e limitati a singoli contesti d’uso, non sono più in grado di soddisfare le esigenze in continuo cambiamento dei consumatori e ormai collocate in un scenario retail digital-first, sia dal punto di vista economico, sia da quello ambientale.

Ed ora, il potere delle spesa è sempre più tra le mani delle GenZ, che ha molte più di probabilità di aver effettuato acquisti online rispetto a qualsiasi altra generazione. La GenZ è disposta a comprare attraverso vari canali, desiderano articoli di qualità superiore e, cosa altrettanto importante, sono attenti ad aspetti culturali come la sostenibilità.

La sensibilizzazione verso le dinamiche sociali sta determinando anche una serie di indicatori di spesa generazionali: la GenZ ritiene che le generazioni precedenti abbiano rappresentato il problema dell’consumismo, del capitalismo e del materialismo, il che significa che sono più propensi ad associare se stessi, e i loro portafogli, a brand che corrispondono ai loro valori fondamentali, come l’ambientalismo, l’uguaglianza e il commercio equo e solidale.

Le supply chain sono sicuramente uno dei pilastri fondamentali su cui si reggono i mercati globali e capitalistici guidati dai consumatori, tuttavia la marcia inarrestabile di queste ideologie è spesso citata come una delle cause principali dell’emergenza climatica che ci troviamo ad affrontare oggi. Il supply chain commerce rappresenta qualcosa di più del semplice equilibrio tra domanda e offerta: crea nuove opportunità per i brand di offrire ai consumatori prodotti più ecologici e sostenibili, alternative di consegna e scelte di reso.

Il processo si attiva nel momento d’acquisto, richiedendo modalità di confezionamento più efficienti che riducono lo spreco di spazio per la consegna, e con l’ottimizzazione dei trasporti che riducono i chilometri percorsi, il traffico su strada e aereo. Il risultato finale è una riduzione delle emissioni di CO2, un’esperienza di acquisto eccezionale e un maggiore allineamento con i bisogni dei consumatori, il tutto allo stesso tempo.

Organizzare tutti gli elementi del processo d’acquisto, dallo stock al trasporto, dal punto vendita al fulfillment, rende tutto questo possibile ed è questo che dà ai consumatori e ai brand la possibilità di modificare gli ordini all’ultimo minuto o di combinare le consegne fino a quando gli articoli non lasciano il loro magazzino, lo store o il centro di microfulfillment.

Il supply chain commerce fornisce al consumatore finale gli strumenti per prendere decisioni di acquisto più ecologiche e sostenibili, e i brand che lo adotteranno saranno premiati. È importante non perdere di vista il fatto che la circolazione delle merci è di vitale importanza per il sostentamento e il benessere di miliardi di persone in tutto il mondo. Tuttavia, è necessario riconoscere che tale flusso può essere intrinsecamente dannoso per l’ambiente.

Il supply chain commerce offre alle aziende, ai retailer e ai consumatori di tutto il mondo un momento ideale per intraprendere una nuova strada. Rappresenta una possibilità per il consumismo di ritrovare la propria consapevolezza e di generare un futuro più green e sostenibile, in cui le aspettative dei clienti e la salute del nostro pianeta possono coesistere, e di fatto lo fanno.

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